La lentezza come modo di viaggiare, come riscoperta di un modo di vivere

Ricco incontro quello di marzo per la Scuola di ecologia. Nell’appuntamento dal titolo Turismo d’esperienza, rispettoso del suolo e degli ecosistemi i nostri ospiti hanno intessuto un dialogo partecipato sulla nuova definizione di turismo, per superare le modalità predatorie e definire cosa sia veramente il turismo esperienziale.

L’incontro, mediato da Mirta Da Pra Pocchiesa, è iniziato, come di consueto, con le riflessioni introduttive di Michele Sbaragli (Educazione Ambientale e alla Sostenibilità di Arpa Umbria) che ha sùbito posto la questione del turismo di massa, di una fruizione di territori ed esperienze che ha un carattere che replica il modello rapace del colonialismo, che tende ad imporre il proprio modello culturale senza tener conto dei contesti in cui il turista viene a trovarsi.

La domanda più importante è chiedersi quale sia il fine del proprio viaggio

Rivedere il proprio modo di viaggiare richiede quindi di costruire modelli educativi ed educanti: il ritrovarsi fra chi arriva e chi resta.

La parola è passata poi a Paolo Pileri, docente di pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano, che sollecitato dalle domande di Da Pra ha illustrato la sua esperienza nella progettazione della ciclovia VENTO, da Venezia a Torino, e ha parlato del suo ultimo lavoro Progettare la lentezza (2020, People) che proprio del turismo lento, a piedi e in bicicletta, affronta le opportunità per le amministrazioni e per i piccoli contesti italiani.

Nella visione di Pileri, l’attuale emergenza è un’occasione per poter rivedere tutti i nostri stili di vita, rigettando i modelli precedenti per costruirne di nuovi che rifiutino le politiche di speculazione, ma consentano di costruire opportunità di sviluppo produttivo a dimensione di piccole comunità. Nelle sue parole anche il riferimento all’esperienza straniera del turismo ciclabile che è stato capace di riportare benessere e vantaggi a comunità marginalizzate dalle altre aree economiche. Il progetto da lui proposto è quello di un turismo che consenta di rivivere le città, le piazze e i piccoli comuni, contrastando lo spopolamento ma offendo la possibilità di esaltare le peculiarità locali in contrapposizione con l’appiattimento della massificazione.

Un turista interessato a ciò che trova passo dopo passo: lo scopo non è la destinazione né l’arrivo ma ciò che si trova nel mezzo

La costruzione di comunità educanti è stata al centro dell’intervento di Alfonso Raus, che ha illustrato l’esperienza del progetto Rockability, a Roccaporena di Cascia (Pg).

Attraverso le parole di Raus, non solo come è il progetto è nato e ha potuto svilupparsi, ma anche come da quel nucleo iniziale siano nate iniziative sul territorio capaci di creare valore sia per le imprese di Roccaporena che per chi si ritrova a vivere in quel contesto come viaggiatore. L’azione di Rockability non si è quindi limitata solo allo spazio in cui è nato, ma è servito per coinvolgere altri comuni e abbracciare un territorio più vasto, creando una rete di coprogettazione.

Mirta Da Pra, dopo un vivace scambio tra gli ospiti sulla ricaduta della comunità educante sui territori, ha poi interloquito con Francesco Cusanno, regista e coautore del film documentario Paradis-e. Cusanno ha infatti spiegato come il documentario si nato dopo il primo durissimo lockdown della scorsa primavera. Gli autori avevano già sentito l’esigenza di un ritorno all’ambiente rurale, cercando di conciliare i bisogni e le opportunità cittadine, con la dimensione del vivere lento della campagna. Quando le strade cittadine si sono svuotate, è cessato anche il rumore di fondo lasciando lo spazio al rumore della vita confinata nelle case. Una volta avuta l’opportunità di tornare a camminare per le strade del Monferrato, i tre autori hanno sentito la fame di suoni, alleviata dal mettersi in ascolto della natura. Hanno quindi deciso di rimpossessarsi dello spazio e del tempo attraverso telecamere e microfoni.

In un lavoro al limite della performance artistica, il paesaggio si contende il ruolo di protagonista con i viaggiatori

I lavori sono poi proseguiti con le domande dall’aula e con le interazioni ripetute fra gli ospiti che hanno consentito di costruire un incontro partecipato in cui molti spunti sono stati messi sul tavolo, e molte riflessioni sono state proposte.

 

 

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