“Tutto quello che ha cambiato il mondo è partito in una stanza da un gruppo di giovani con voglia di fare”. È questo uno dei messaggi lasciati dai partecipanti alla prima edizione della “Scuola di ecologia” di Perugia. Un messaggio che racconta bene l’entusiasmo e lo spirito di questo progetto, promosso dalla rivista “Sapereambiente” insieme ad Arpa Umbria. Il primo incontro, che si è tenuto il 16 maggio presso la biblioteca di San Matteo degli Armeni, luogo magico consacrato ai valori della pace e dello sviluppo sostenibile, è stato soprattutto un’occasione di conoscenza reciproca tra gli organizzatori, i trenta corsisti e i cinque tutor, tutti esperti di ecologia e tematiche ambientali ma con differenti specificità e competenze. Una scelta non casuale, che riflette l’approccio multidisciplinare e olistico della Scuola stessa, che punta non solo a formare in modo unidirezionale i partecipanti, ma anche a produrre risorse in forma collaborativa per l’educazione alla sostenibilità e stimolare la ricerca intorno alle metodologie educative.
Da qui l’urgenza di avviare un percorso in grado di valorizzare le sensibilità, le esperienze e le emozioni di tutti. Partendo, appunto, dalla conoscenza. Le prime presentazioni sono state quelle dei tutor – Giannermete Romani, Michele Sbaragli, Francesco Aiello, Brigida Staziola e Ambra Murè – che hanno brevemente raccontato ciascuno il proprio personale cammino professionale, fornendo ai corsisti l’opportunità di valutare in quale gruppo inserirsi. Poi è stata la volta dei corsisti stessi, che sono stati invitati a mettere nero su bianco la propria motivazione a partecipare alla “Scuola di Ecologia”. Tutti i “perché” appuntati in forma anonima su tanti post-it gialli sono stati poi letti ad alta voce. Ne è venuto fuori un ricco e significativo collage di parole chiave su una lavagna, in grado di tenere insieme l’amore per la natura, il desiderio di conoscenza, il confronto e l’incontro, la volontà di agire per un futuro migliore e sostenibile, la scoperta, la passione, il ritorno alla naturalità e persino il senso di colpa.
“Sono qui perché non voglio più sentirmi in colpa quando butto la spazzatura, quando cambio shampoo o spazzolino”.
Dopo l’inaugurazione ufficiale e i saluti, carichi di incoraggiamenti, dei rappresentanti del Comune e dell’Università di Perugia, l’incontro è entrato nel vivo. Biodiversità: questo l’argomento scelto per il primo appuntamento. Un tema vasto e affascinante come il nostro pianeta e le sue innumerevoli forme viventi, così tante da non essere ancora riusciti a descriverle tutte. In poco più di un’ora Daniela Gigante, docente di Botanica applicata presso l’Ateneo perugino, ha accompagnato i presenti in un viaggio affascinante nei misteri della Terra, raccontando le relazioni e le interconnessioni potenti e fragili allo stesso tempo tra habitat, animali, vegetali e micro-organismi.
Formazione, si diceva. Ma anche produzione di contenuti innovativi per l’educazione alla sostenibilità. Tanti gli spunti emersi a questo riguardo dal secondo intervento, quasi un secondo viaggio questa volta nel mondo dell’educazione sotto la guida esperta di Michela Mayer, membro del Comitato Scientifico per il Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile della Commissione Italiana Unesco nonché della rete internazionale ENSI (Environment and School Initiatives). Due i messaggi principali lasciati in dono da lei alla “Scuola” in vista dell’avvio di un percorso che proseguirà nei mesi a venire. Il primo concerne l’importanza di effettuare un “cambiamento di cornice”, sforzandosi di uscire dalle regole implicite per trovare soluzioni anche ai problemi che sembrano impossibili. Il secondo suona più come un avviso: il cammino verso la sostenibilità non è un processo semplice, non si tratta di un cammino già tracciato, ma, al contrario, di un cammino da fare camminando con altri. Valorizzando le incertezze, gli imprevisti, la pluralità e il dialogo. Solo così si può generare un vero ed efficace processo trasformativo, che è poi il vero obiettivo dell’educazione.
“Educare – avverte Mayer – vuol dire trasformare, rendere consapevoli, tirar fuori qualcosa che prima non c’era”.